Raffaella Crispino, UNTITLED (Israel), 2009, video HDV 16:9, b/n, suono, 12’00”, extract
Courtesy dell’Artista e 1/9unosunove arte contemporanea, Roma
Un aquilone in cielo, le note di “The Voice of Peace”, la radio libera su una barca al largo di Tel Aviv, e poi le porte girevoli del check point. Un susseguo di immagini desaturate raccontano Israele, nel suo fascino architettonico-paesaggistico che rapisce i turisti e nella quotidianità agiata di uomini e donne che praticano sport sulla spiaggia di Tel Aviv. Israele, terra di mascheramento, contraddizione, divisa fra realtà e rappresentazione; paradigma di paese “schopenhaueriano” per eccellenza. Nulla di più sviante del nome che la distingue, Terra Santa. Un’apparenza serena, anzi radiante, limpida, festosa, è il velo di Maya sotto il quale aleggia una realtà sociale cupa, inquieta, angosciante. E intanto il suono distorto del gioioso jingle della radio stessa ci sussurra le proibizioni, le barriere, gli scontri intestini di cui questo paese si porta il carico. Perché ogni cosa è se stessa, ma anche un’altra.