IGOR BOSNJAK Tre domande | Three questions

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pubblico starkarma

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Igor Bosnjak, Contemporary Cemeteries, 2010, 3’58”, videostill.

E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?

I.B. Il mio approccio è totalmente concettuale (dall’idea alla immagine). Seleziono accuratamente il mezzo migliore per l’idea iniziale cui voglio dar corpo o, ancora meglio, visualizzare. Dopo aver selezionato il medium (fra cui il video) contestualizzo l’idea, raccolgo il background teorico – testi di ricerca, fonti internet – e solo allora posso passare al processo produttivo. La produzione e la qualità dei materiali sono sempre secondari all’idea, pur sempre attenendomi ai minimi standard richiesti da gallerie e musei, come il mini DV o video HD. Qualsiasi lavoro nella sua forma completa, dipenderà in ogni caso dall’effetto che deve suscitare sul pubblico: sovversivo, impegnativo, psicologico…

E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?

I.B. Sono stato molto influenzato da Gilles Deleuze, perché mi sono reso conto che i postulati sulla teoria del film possono essere facilmente applicati all’analisi di  qualsiasi lavoro abbia a che fare con immagini in movimento (film, video, installazione, ambiente, ecc.). La sua terminologia e il suo pensiero mi hanno inoltre aperto la porta ad un mondo di rapporti pratici e teorici con le immagini in movimento, perché Deleuze ha sviluppato una vera e propria filosofia completa sulle immagini in movimento. Nella video-arte recente c’è stato un cambiamento sulla scala dei valori: da ciò che le immagini mostrano a ciò che esse provocano, a come influenzano il corpo e i sensi, ben considerando i conseguenti complessi effetti audio-visivi e tattili.

E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?

I.B. Bill Viola, Patrick Bergeron, Douglas Gordon, David Lynch, Todd Rohall e così via.

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E.A. What is your creation process? Does it start from an image, an idea, or from something else?

I.B. My approach to how I create my art, including video works, is utterly conceptual (from idea to image). I carefully select the best medium for an initial idea I wish to materialise, or better still visualise. After selecting the medium (also if its video), I contextualise the idea, collect theoretical background, research texts, Internet sources, and only then do I move on to the production process. Neither the production nor the quality of the material are the most important, they only come second, although I do try and use minimal standards for galleries and museums, such as mini DV or HD video. Again, the final product, any work in its complete form, will depend on the kind of effect it is meant to have on the audience:  subversive, challenging, psychological…

E.A. Are your works influenced by other artistic disciplines, such as music, cinema, painting?

I.B. I have been greatly influenced by Gilles Deleuze, because I came to realise that all his postulates on the theory of film and moving images may easily be applied in any analysis of any work that has to do with moving pictures (film, video, installation, environment, etc.). Also, his terminology and his thinking opened the door for me into a world of both practical and theoretical dealings with moving images, because Deleuze developed a complete philosophy of moving images. There has been a change in new video art in terms of what is seen as important, from what images show to what they provoke and how they affect the body and senses, resulting in complex audio-visual and haptic effects.

E.A. Which are the videomakers who have influenced you the most?

I.B.  Bill Viola, Patrick Bergeron, Douglas Gordon, David Lynch, Todd Rohall and so on.

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