courtesy the artist
Adel Abidin ( Baghdad, Iraq, 1973) lavora con il video, la fotografia, l’installazione e vive ad Helsinki (Finlandia).
Sulla scena internazionale dai primi anni del duemila, Abidin ha esposto a tutte le latitudini senza mancare appuntamenti come la Biennale di Sharjah (2011) e finalmente la 54° Veneziana (2011) dove ha rappresentato il Padiglione Iraqueno (per la prima volta presente nella kermesse lagunare dal 1976) con Ping Pong (2009), un video che vede due giocatori contendersi la vittoria su un tavolo diviso da una donna sdraiata che riceve i colpi sulla pelle nuda, al posto della canonica rete, metafora delle conseguenze di politiche conflittuali. Le tematiche di attualità, la politica internazionale, le relazioni sociali, il dialogo tra i popoli, gli stereotipi e il confronto tra culture distanti, sono alcune conduttrici del lavoro di Adel Abidin, che l’artista trasforma in metafore efficaci della condizione umana, dal particolare all’universale.
Three love songs è un’opera del 2010 che si compone di tre video proiettati contemporaneamente. Un trittico che ritrae contesti occidentali ben precisi – uno anni cinquanta, uno jazz e uno pop – in cui donne avvenenti interpretano, senza saperlo, canzoni celebrative commissionate da Saddam Hussein durante il regime per esaltare la sua figura e consolidare i consensi. Adel Abidin afferma di voler riflettere su due leve estreme del sentimento umano: l’amore e il terrore, e su come queste siano usate dal potere per governare.