RAFFAELLA CRISPINO | Tre domande
Elena Abbiatici | 23/11/2011
Raffaella Crispino, UNTITLED (Israel), 2009, 12’00″, videostill
Courtesy dell’Artista e 1/9unosunove arte contemporanea, Roma
E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?
R.C. In generale il mio lavoro nasce sempre da un approccio diretto alle cose, alle storie, alle situazioni. Mi circondo di storie, di persone, di libri, di vita e paesaggi. Sono ispirata dalla ricerca del senso delle cose legato al suo aspetto umano, non da un punto di vista solo mentale, ma al contrario, mi piace coinvolgermi e distaccarmi durante la fase di ricerca. Non a caso ogni mio lavoro è pieno di storie e aneddoti. Attraverso le mie opere cerco di spiegare a me stessa questo mondo, di creare una memoria per le cose che mi attraggono e che mi sfuggono ed esprimere un astratto che non passa semplicemente attraverso me, ma attraverso tutto. E quando finalmente percepisco questo, ho trovato quello che cercavo.
E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?
R.C. Decisamente si, e direi anche di più. Ma non c’è sequenza, o qualcosa di più o qualcosa di meno, e in verità non è sempre così cosciente. L’ispirazione è improvvisa e la ricerca è contemplativa e meditativa, devo essere costantemente in tensione tra queste due cose e reagire creativamente a ciò che non ho programmato. Sono un’artista multidisciplinare e attraverso questa libertà, di idee e di materiali, mi rinnovo attraverso la sfida a potenzialità che non conoscevo. L’opera non è mai distaccata dalla vita, semplice o complessa che sia, nasce in un preciso momento che contiene molto di più di quello che intendevi dire. Dunque sia prima che dopo, in una sola opera, posso percepirne la musica, la pittura, il cinema…
E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?
R.C. Nessuno in particolare anche se è visibile un’educazione a immagini e tematiche ricercate. Onestamente non ho mai preso nessuno come modello poiché non mi è naturale ispirarmi nel lavoro di un altro artista. E anche se tutta quella ricchezza, quella bellezza e quei contenuti sono tutti lì come parte di me, li lascio agire solo in latenza per evitare che possano oscurare la grandezza della mia esperienza.