ITA/ENG (scroll down)

Fino al 16 ottobre 2012 il Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano lascia ‘rivivere’ installazioni, performance e molti video della collezione Museion in La collezione attiva, una mostra a cura di Letizia Ragaglia e Frida Carazzato. Il titolo della mostra si riferisce all’atto di riattivazione dei video e delle installazioni spente e riposte nei depositi del museo, in occasione della loro presentazione, da parte dello spettatore stesso.

Il filo conduttore è l’attivazione del suono, medium utilizzato da molti artisti – da Kruger & Pardeller ad Allora & Calzadilla – e del movimento, rappresentato sia da installazioni performative che dall’immagine in movimento di molti video. In mostra, una selezione di opere di recente acquisizione dalla collezione Museion, la maggior parte presentate per la prima volta. Tra queste, l’installazione di Vito Acconci Candy Bar From GI Joe, e From Here to There di Jana Sterbak, Particle Projection (Loop) di Simon Starling e il video di Francesco Jodice Dubai_Citytellers. All’esterno la superficie della casa atelier ospita un’opera di Mario Airò e la facciata mediale del museo, un progetto di Michael Fliri.

_________________________________________________________________________________________________

Until October 16, 2012, Museion – Museum of modern and contemporary art of Bolzano – present installations, performances and videos of the museum’s collection in The Collection in Action, an exhibition curated by Letizia Ragaglia and Frida Carazzato. The title of the exhibition refers to the reactivation by the viewers of the installations preserved in the museum’s storage. The main themes are sound and movement activation. The first is the medium most used by the participant artists, from Kruger & Pardeller to Allora & Calzadilla, and the second one is represented in the form of performative installations and motion pictures. On show a selection of art works recently acquired by Museion, most of them are showed for the first time.

Among the featured artists there are: Vito Acconci, Jana Sterbak, Simon Starling and Francesco Jodice. Also the outside of Museion is involved: the atelier surface hosts a Mario Airò‘s work and on the lateral façade is projected a video created by Michael Fliri.

Image credits: Francesco Jodice, Dubai da Citytellers, 2010

www.museion.it

Luis Buñuel (1900 – 1983) e Salvador Dalì (1904 – 1989) furono artisti surrealisti, regista il primo e pittore il secondo, realizzarono insieme i film Un chien Andalou (1928) e l’Age d’or (1930).

“E se da due sogni ne ricavassimo un film?” Buñuel riassunse in questa frase l’intuizione di Salvador Dalì di realizzare un film surrealista, romanzando la genesi di Un Chien Andalou nella sua autobiografia Mon dernier soupir, dove attribuì a sé stesso l’idea del taglio sull’occhio e all’amico quella delle formiche sulla mano. In verità la nascita e l’attribuzione dei meriti in entrambe le collaborazioni tra i due surrealisti spagnoli sono ambigue e non sempre corrispondono nei racconti degli stessi artisti, nelle lettere e nei documenti.

Un Chien Andalou (datato da alcuni al 1928) è considerato uno dei film di più emblematici del movimento Surrealista, caratterizzato da un montaggio non convenzionale e da una sceneggiatura illogica e irrazionale. Buñuel e Dalì usarono liberamente la grammatica cinematografica sconvolgendo le aspettative e creando associazioni inconsuete, come in un procedimento di scrittura automatica o in un sogno. Nel linguaggio, nei contenuti e nella simbologia di Un Chien Andalou c’è l’attacco ad una cultura borghese, ma nonostante alcune proteste l’uscita del film fu un successo.

ITA/ENG (scroll down)

Time Is Love, progetto video itinerante a cura di Kisito Assangni, ospitato nel corso degli anni da diverse gallerie e fondazioni in tutto il mondo, approda per l’anteprima della sua quinta edizione a Milano presso [.Box] Videoart Project Space (dal 10 al 30 gennaio 2012), mentre il14 gennaio sarà presentato nello spazio Savvy Contemporary Art di Berlino. In mostra le opere di 30 artisti che indagano il tema dell’amore.

‘La nuova edizione di Time is Love affronta le difficoltà, che l’uomo su questa terra incontra nell’amare. Semplicemente amore. Relazionarsi con l’Altro non è cosa facile oggigiorno. Assistiamo a una concentrazione di individualismo, a una solidarietà che viene meno, nonché a una evidente indifferenza per l’Altro. L’amore è un tema universale nel suo atto di raggiungere ognuno. Esso va di pari passo con le grandi sofferenze umane: il rifiuto, la solitudine, il male, la vendetta, la minaccia, la delusione, la vergogna. I sentimenti d’amore guariscono il deserto dei nostri più grandi problemi, trasformandoli in bellissimi piaceri. Il viaggio di trenta artisti selezionati sul filo di questa complicata ambivalenza, ci fornisce senza concessione alcuna una gamma di complessità, amarezze e passioni generate dalle relazioni umane…’

Julie Crenn

____________________________________________________________________________________________________

Time is Love, the itinerant videoart project curated by Kisito Assangni, hosted by different galleries and foundations all over the world, at its fifth edition presented its preview at [.Box] Videoart Project Space in Milan (from 10 to 30 January 2012), and on 14 January will be presented at Savvy Contemporary Art di Berlino. On show videos of 30 artists that investigate the theme of love.

‘The new edition of Time is Love is based on the difficulties experienced by the earthmen to love. Simply love. Being in connection with the Other is not an easy thing in present times. We attend a fold of the individualities, a fainted solidarity and a blatant indifference for the Other. Love is a universal theme, within the reach of each. It comes along with the biggest human sufferings: the refusal, the solitude, the evil to be, the vengeance, the treason, the disappointment, the shame. The loving feelings recover the desert of our biggest troubles as our most beautiful enjoyments. Thirty selected artists venture on the thread of this tricky ambivalence. They deliver us without concession a range of complexities, bitternesses and passions generated by human relationships…’

Julie Crenn

Time is Love | .Box] Videoart Project Space | Savvy Contemporary Art di Berlino

Fino al 12 febbraio 2012 sarà possibile inviare le proprie opere di videoarte (un massimo di due) per partecipare alla prestigiosa manifestazione scandinava Art:Screen di Örebro, già nota dal 2005 con in nome  Art Video Screening. Quest’anno l’evento, (una piattaforma che mette in mostra videoarte innovativa e contemporanea e immagini in movimento di artisti svedesi e internazionali) si terrà dal 5 al 7 ottobre 2012.

I video, monocanale, devono avere una durata massima di 5′ e devo essere stati realizzati prima del 2008.

ITA/ENG (scroll down)

Roni Lanav & Haidi Motola, Fire Works, 2009, 4’59″, videostill

E.A. Qual è il vostro processo di creazione? Partite da un’immagine, un’idea o altro?

R.L & H.M. Dal momento che lavoriamo insieme e non individualmente, ci influenziamo a vicenda, così, le nostre opere passano attraverso un lungo processo di dialogo e un discorso profondo. Conduciamo molte ricerche in merito all’oggetto delle nostre opere. In generale, i nostri lavori partono sempre da un’idea, da un concetto. Ci sono anche opere che partono da una chiara immagine che si traducono in parole, in un’idea, e poi di nuovo in un’immagine forte principale.
Fire works in particolare fa parte di un più ampio progetto sulla memoria collettiva e sul nazionalismo nella società ebraico israeliana. I fuochi d’artificio sono un’immagine forte e intensa -parte di una cerimonia, in cui ci si riunisce per guardarli, dal fascino unico. Ma c’è anche un altro lato. Lo stesso materiale esplosivo è usato per fare le bombe, per uccidere. L’altro lato sono i palestinesi – la colonna sonora è dei bombardamenti su Gaza. Il giorno stesso di celebrazione è anche il giorno della memoria, memoria di un disastro, della Nakba.

E.A. Ci sono influenze interdisciplinari importanti nei vostri video? Per esempio musica, cinema, pittura?

R.L & H.M. Prima di tutto, siamo influenzati dalla realtà politico-sociale in cui viviamo. Questo è ciò che ci spinge a lavorare, per affrontare le situazioni. Non è la interdisciplinarietà in sé o qualsiasi disciplina particolare, del resto, la questione centrale. Sono il concetto, le idee e il processo che si innesca e determina il mezzo (o il medium). Proveniamo entrambi dalla fotografia e dal video, che ci influenzano largamente, restando sempre aperti ad altri campi, dal documentario alla poesia e alla musica.

E.A. Quali videomakers o registi vi hanno influenzato?

R.L & H.M. Per Fire Works in particolare – Eyal Sivan, Jean Luc Godard, Yael Bartana, e poi…molti altri.

________________________________________________________________________________________

E.A. What is your creation process? From an image or an idea? Or from another?

R.L & H.M. Because we work together and not individually, we are influenced from each other, thus, our works go through a long process of a dialogue and a deep discourse. We always read a lot of researches regarding the subject of our works. In general, our works always start from an idea, from a concept. There are also works, that start from a clear image which we translate to words, to an idea, and then back again to a stronger based image.
Fire works specifically is part of a larger project about collective memory and nationalism in the Israeli-Jewish society. The fire works are a strong and meaningfull image-part of a ceremony, we gather to watch them- a unifing fascination. But there is also another side. The same explosive material is used to make bombs, to kill. The other side are the Palestinians – the soundtrack is from the bombardments on Gaza. The same celebration day is also a memorial day, memorial of a disaster, of the Nakba.

E.A. There are some very important interdisciplinary influences in your videos? For example music, cinema, painting?

R.L & H.M. For first, we are influenced from the social-political reality we live in. That’s what derives us to work, to deal with. It is not the interdiciplinarity in itself or any specific dicipline, for that matter, the issue. It’s the concept, the ideas and the process that leads us and determines the medium (or mediums). We both come from photography and video, so within the art field we are largely influenced from both, but open also to other fields, from documentary to poetry and music.

E.A. Which videomakers or filmmakers have influenced you?

R.L & H.M. Specifically to this work – Eyal Sivan, Jean Luc Godard, Yael Bartana, and many more.

ITA/ENG (scroll down)

Fino al 28 gennaio 2012 la Galleria Riccardo Crespi di Milano presenta Out / The Death of Cattelan, la prima personale in Italia di Roee Rosen, artista, regista e scrittore israelo-americano. La sessualità intrecciata alla politica, la questione israeliana e un’attenta osservazione delle dinamiche storico-sociali percorrono il suo lavoro intriso di ironia e una feroce critica alla contemporaneità. Out (Tse) è il titolo del medio metraggio, un ibrido tra documentario, fiction che fa eco ad un particolare genere horror, erotismo e riflessione politica premiato nel 2010 alla 67esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per la sezione Orizzonti e all’Internationale Kurzfilmtage di Oberhausen con l’ARTE Prize for a European Short Film.

In mostra anche The Death of Cattelan, 2011, una serie di 16 collage a tecnica mista, che  costringono l’osservatore a decodificare una narrazione, il cui messaggio nascosto avrebbe a che fare con la fittizia morte di Maurizio Cattelan.
Nella mescolanza di arte visiva, letteratura e cinema Rosen racconta provocando, in un territorio di confine tra realtà e finzione.

______________________________________________________________________ Read the rest of this entry »

Cindy Sherman ( New Jersey, 1954) è una delle artiste concettuali più note a livello internazionale. La fotografia è il suo mezzo prediletto, che usa guardando al cinema.

Subisce il fascino di artiste come Hannah Wilke e studia insieme a Robert Longo; risolve quindi in chiave concettuale l’avanguardia femminista americana degli anni Settanta. Le tematiche ricorrenti del suo lavoro sono il ruolo e la rappresentazione della donna nella società, che interpreta ogni volta trasformando la sua stessa immagine e moltiplicandola con travestimenti veri e propri in set ricostruiti, dove lei stessa è autrice, scenografa, regista, fotografa, costumista, truccatrice, hairstylist.

Doll Clothes è un film girato in 16 mm durante gli anni del College (1975).  È la storia di una bambola di carta impersonata dall’artista, che prende consapevolezza di sé attraverso varie fasi: si vede nuda, esce dall’involucro che la racchiude, si sceglie un abito, lo indossa, si specchia. Nel momento principale mentre apprezza la sua immagine, una mano esterna e sorda alle sue proteste, la ripone nella scatola. La Sherman ha affermato che la mano corrisponde al giudizio dei genitori sui figli, ma la metafora si può serenamente estendere ai clichè della società contemporanea. Qui sono presenti i cardini dei successivi sviluppi del lavoro dell’artista americana.

L’ AIVA – Angelholm International Video Art Festival, concorso svedese che si svolge a Ängelholm, quest’anno si terrà dal 26 al 28 aprile 2012. Il tema di questa edizione, ”Urban Pictures”, invita ad una riflessione speculativa sulla città e la sua “immagine”, ed è declinato nelle due sezioni: “Video Art” e “Mobile Video Art”, proponendo un approccio tradizionale al mezzo video, così come uno sperimentale, quello definito appunto mobile.

Ogni partecipante può inviare un massimo di due video (realizzati dopo il 2010) fino al 1 febbraio 2012.

Raffaella Crispino, UNTITLED (Israel), 2009, video HDV 16:9, b/n, suono, 12’00”, extract
Courtesy dell’Artista e 1/9unosunove arte contemporanea, Roma

Un aquilone in cielo, le note di “The Voice of Peace”, la radio libera su una barca al largo di Tel Aviv, e poi le porte girevoli del check point. Un susseguo di immagini desaturate raccontano Israele, nel suo fascino architettonico-paesaggistico che rapisce i turisti e nella quotidianità agiata di uomini e donne che praticano sport sulla spiaggia di Tel Aviv. Israele, terra di mascheramento, contraddizione, divisa fra realtà e rappresentazione; paradigma di paese “schopenhaueriano” per eccellenza. Nulla di più sviante del nome che la distingue, Terra Santa. Un’apparenza serena, anzi radiante, limpida, festosa, è il velo di Maya sotto il quale aleggia una realtà sociale cupa, inquieta, angosciante. E intanto il suono distorto del gioioso jingle della radio stessa ci sussurra le proibizioni, le barriere, gli scontri intestini di cui questo paese si porta il carico. Perché ogni cosa è se stessa, ma anche un’altra.

Leggi la PILLS Interview a Raffaella Crispino

ITA / ENG (scroll down)

L’ Akademie der Künste di Berlino ospita fino all’ 8 gennaio 2012 la mostra The State of Images, che presenta i lavori di due artisti considerati pioneri della media art: il polacco Zbigniew Rybczynski e l’ungherese Gábor Bódy . La mostra, organizzata e prodotta dal WRO Art Center, Akademie der Künste, dall‘Istituto di Cultura polacco a Berlino e dal C3 Center for Culture & Communication, fa incontrare  per la prima volta i percorsi di due artisti.

Di differente formazione – Rybczynski è un pittore, disegnatore, designer e ingegnere. Bódy era invece un poeta, linguista, semiotico e drammaturgo -  cio’ che accomuna i due artisti è l’aver intrapreso fin dall’inizio degli anni ’70, prima come registi sperimentali e poi nel video, una ricerca improntata sulle sfide poste dalla tecnologia dei nuovi media.

Attraverso i video, le animazioni, gli schizzi emerge il valore universale delle loro riflessioni e la qualità tecnica del loro lavoro creativo, che li ha portati a ricevere importanti riconoscimenti in tutto il mondo.

______________________________________________________________________

Akademie der Künste (Berlin) hosts until January 8, the exhibition titled The State of Images, that presents the works of the Media Pioneers Zbigniew Rybczynski (Poland)  and Gábor Bódy (Hungary). The exhibition organized and developed by WRO Art Center (Wroclaw), Akademie der Künste (Berlin), Polish Institute in Berlin and C3 Center for Culture & Communication (Budapest), creates for the frist time an intersection between the path and the  career of the two artists.

Despite the different artistic apparatus, – Rybczynski is a painter, illustrator, designer, and an engineer, Bódy was a poet, linguist, semiotician, and a dramatist – the two artists have in common their artistic enquiries in the early 1970s, immediately took on the challenges of the new media technologies, initially as experimental filmmakers and then in the field of video.

Presented videos, animations, drawings, calculations and wide-ranging reflections reveal the universalistic quality of their art that is utterly humane that have made them acclaimed at international level.

WRO Center | Akademie der Künste