STEFANO LUPATINI – Tre Domande
Elena Abbiatici | 18/07/2011
Stefano Lupatini, Bloggers, 2010, 2’10”, videostill.
E.A. Qual è il tuo processo di creazione? Parti da un’immagine o da un’idea? O da altro?
S.L. In tutto il mio lavoro sia prima che dopo la nascita di NoiSeGrUp, il collettivo che ho fondato lo scorso anno assieme alla mia compagna, mai mi è capitato di sviluppare un progetto partendo da un’immagine. Generalmente gli input arrivano da ciò che mi e ci circonda (vita quotidiana, attualità, informazione ecc.) e il lavoro si sviluppa sempre dall’elaborazione di un’idea forte di fondo. Questo ci permette di sviluppare ogni progetto non sentendoci legati a un mezzo in particolare.
E.A. Ci sono delle influenze interdisciplinari molto importanti nei tuoi video? Ad esempio la musica, il cinema, la pittura?
S.L. Quando sviluppiamo (parlo sempre al plurale, a nome di NoiSeGrUp) un lavoro video il suono diventa fondamentale nella costruzione di una narrazione. Tuttavia, ciò che ci interessa è: riuscire a creare le condizioni per cui l’immagine video acquisti, grazie al suono, una tensione altra, funzionale a sviluppare il messaggio che il lavoro porta con sé. E per far ciò ci serviamo più di rumori che di melodie. Il cinema e la pittura, poi, non hanno una grossa influenza nel nostro lavoro. Nella costruzione dei nostri video teniamo presenti più le immagini fotografiche (non in movimento), le inquadrature fisse.
E.A. Quali videomaker o registi ti hanno influenzato?
S.L. Più che da videomaker e registi mi sento influenzato da quegli artisti che hanno fatto entrare nella loro ricerca politica e questioni sociali: il movimento situazionista, Joseph Beuys, Alfredo Jaar, Hans Haacke, Walid Raad per citarne alcuni.