Una video installazione a doppio schermo, quella di Shirin Neshat, videoartista e filmmaker originaria dell’Iran e residente a New York, fra le punte di diamante della contemporaneità artistica. Profonda indagatrice del ruolo sociale, politico e psicologico della donna musulmana, in Turbulent (1998) seduce creando – attraverso uno spaccato di antica musica e poesia persiana – un raffronto visivo e sonoro fra due cantanti (Shoja Azari a sinistra e la compositrice e vocalista iraniana Sussan Deyhim a destra) che diviene metafora dei ruoli di genere e della gestione del potere culturale nella società islamica contemporanea. Accade così che il primo intoni un canto delicato e musicalmente poetico, ricevendo il plauso di un pubblico composto, interessato, gratificante e la cantante si faccia espressione di una interiorità sofferente ed estenuata, d’un dramma evidente, davanti ad una platea deserta. Shirin Neshat, da sempre, tramite la sua arte si fa portavoce ed eco di diritti e riconoscimenti cui le donne di molti paesi arabi non intendono più rinunciare, fra cui recentemente il divieto di guida, sfidato dalle molte donne saudite postesi al volante. E la rivendicazione continua.
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